martedì 3 dicembre 2013

I fondamenti del Buddhismo

Cos'è il buddismo

 Il Buddhismo (dal sanscrito buddha-śāsana) è una delle religioni più diffuse e tra le più antiche al mondo. Originato dagli insegnamenti di Siddhartha Gautama, si compendia nelle dottrine fondate sulle Quattro nobili verità (sanscrito Catvāri-ārya-satyāni).
Con il termine Buddhismo si indica più in generale l'insieme di tradizioni, sistemi di pensiero, pratiche e tecniche spirituali, individuali e devozionali, nate dalle differenti interpretazioni di queste dottrine, che si sono evolute in modo anche molto eterogeneo e diversificato.
Sorto nel VI secolo a.C., a partire dall'India il Buddhismo si diffuse nei secoli successivi soprattutto nel Sud-est asiatico e in Estremo Oriente.

Fondamenti del Buddhismo

 A fondamento del Buddhismo troviamo le Quattro nobili verità. Si narra che il Buddha (“risvegliato” in sanscrito), meditando sotto l'albero della Bodhi, le comprese nel momento del proprio risveglio spirituale (illuminazione).
Esse sono riportate nel “Discorso della messa in moto della ruota del Dharma”, il  Dhammacakkappavattana Sutta del  Saṃyutta Nikāya del Canone Pāli, i più antichi testi canonici buddhisti.
Questo è, sempre secondo la tradizione, il primo discorso del Buddha, tenuto nel parco delle gazzelle nei pressi di Sarnath vicino Varanasi (detta anche Benares) nel 528 a.C. ai suoi primi cinque discepoli, all'età di 35 anni, dopo che nei pressi del villaggio di Bodhgaya, nell'odierno stato del Bihar, aveva raggiunto l’illuminazione.
Questo discorso, fondamentale per il Buddhismo, che da questo prende le mosse, tanto dal farlo considerare l'evento che dà inizio al Dharma, ossia la dottrina buddhista.
La ricorrenza di questo evento è infatti oggi festeggiato nei paesi di tradizione Theravada con la festa di Maga Puja, il "giorno del Dhamma".
In questo discorso si identifica il Buddhismo come "La Via di Mezzo" (sanscrito Madhyamāpratipad) perché evita i due estremi dell'auto-indulgenza e dell'automortificazione, comportamenti eccessivi che non conducono alla pace mentale.

Nell'esposizione di questo insegnamento il Buddha enuncia le Quattro nobili verità:
·         la Nobile Veritá del Dolore
·         la Nobile Veritá dell'Origine del Dolore
·         la Nobile Veritá della Cessazione del Dolore
·         la Nobile Veritá che Conduce alla Cessazione del Dolore

Il dolore (sanscrito dukkha)  affligge l'uomo a motivo dell'impermanenza sia propria che di tutto ciò che sperimenta e conosce in vita, per effetto della sua nascita immersa nel saṃsāra e per l'adesione alla credenza in un sé imperituro.
Il dolore non è colpa del mondo, né del fato o di una divinità; né avviene per caso. Ha origine dentro di noi, dalla ricerca della felicità in ciò che è transitorio, spinti dalla sete, o brama (sanscrito tṛṣṇā), per ciò che non è soddisfacente.
Per sperimentare l'emancipazione dal dolore, occorre lasciare andare tṛṣṇā, l'attaccamento alle cose e alle persone, alla scala di valori ingannevoli per cui ciò che è provvisorio è maggiormente desiderabile. Questo stato di cessazione viene denominato nirodha
Esiste un percorso spirituale da intraprendere per avvicinarsi al nirvāṇa (pāli nibbāna).
Questo percorso è detto il Nobile ottuplice sentiero, il secondo cardine dottrinale del Buddhismo che rappresenta l'aspetto pratico della condotta di vita e della pratica spirituale buddhista.


 I punti salienti della visione buddhista della realtà percettiva sono:
·         la dottrina della sofferenza (dukkha),  ossia che tutti gli aggregati (fisici o mentali) sono causa di sofferenza qualora li si voglia trattenere ed essi cessano, oppure si voglia separarsene ed essi permangono.
·         la dottrina dell'impermanenza (anitya), ossia che tutto quanto è composto di aggregati (fisici o mentali) è soggetto alla nascita ed è quindi soggetto a decadenza ed estinzione con la decadenza ed estinzione degli aggregati che lo sostengono;
·         la dottrina dell'assenza di un io eterno e immutabile (anima), la cosiddetta dottrina dell'anatman, come conseguenza di una riflessione sui due punti precedenti.

Altri elementi centrali della dottrina Buddhista sono:
·         la dottrina della coproduzione condizionata (sans. pratityasamutpada, pali paṭicca samuppāda), ossia del meccanismo di causa ed effetto che lega l'uomo alle illusioni e agli attaccamenti che costituiscono la base della sofferenza esistenziale;
·         la dottrina della vacuità (sans. sunyata, pali: suññata) che insiste sull'assenza di esistenza intrinseca o a se stante di tutti i fenomeni, intendendo per fenomeni sia la realtà sensibile sia i diversi aspetti dell'Io umano, e sulla stretta interdipendenza degli stessi.

Un elemento importante del Buddhismo, riportata in tutti i Canoni, è la conferma dell'esistenza delle divinità come già proclamate dalla letteratura religiosa vedica (i deva, tuttavia, nel Buddhismo sono sottomessi alla legge del karma e la loro esistenza è condizionata dal saṃsāra ).
Per il Buddha storico, quindi, le divinità esistono e vanno onorate. A differenza, tuttavia, delle altre correnti religiose dell'epoca, il Buddha ritiene che le divinità non possano offrire all'uomo la salvezza dal saṃsāra , né un significato ultimo della propria esistenza.
Va precisato, peraltro, che non esiste, né è mai esistita alcuna scuola buddhista al mondo che affermi, o abbia affermato, l'inesistenza delle divinità. Tuttavia la totale mancanza di centralità delle divinità nelle pratiche religiose e nelle dottrine buddhiste di tutte le epoche ha fatto considerare, da parte di alcuni studiosi contemporanei, il Buddhismo come una religione 'atea'.
In realtà il Buddhismo è una religione non-teista, rifiutando il concetto di un Dio Creatore o di un'entità Onnipotente.