martedì 14 gennaio 2020

Ashtanga Vinyasa Yoga secondo l’insegnamento tradizionale di Sri Krishna Pattabhi Jois. Parte Seconda: la Pratica.

La pratica 

Le posture prescritte nell’Ashtanga Vinyasa e l'ordine in cui vengono eseguite, sono specificamente progettate per generare un progressivo aumento del calore, della forza e della flessibilità del corpo. Le posture si integrano tra loro per promuovere un preciso equilibrio tra l'allungamento e il rafforzamento fisico e sono un esercizio completo per il corpo, la mente e lo spirito.

Nell’Ashtanga Yoga ci sono tre gruppi (o livelli) di sequenze, ciascuna con caratteristiche proprie ma tutte finalizzate ad integrare in modo armonico forza e flessibilità, stabilità e leggerezza.
La Prima Serie è chiamata Yoga Cikitsā.  Yoga Cikitsā significa Yoga Terapia e, in effetti, disintossica ed allinea il corpo eliminando tutte le asimmetrie. Si tratta di circa 75 posizioni,  la cui esecuzione richiede circa 90 minuti; si inizia con le due varianti del Saluto al sole  (Surya Namaskara A e B)  per poi passare alle posture in piedi, quelle sedute e le posture finali
La Serie Intermedia (Nadi Shodhana, ossia pulizia delle Nadi) purifica e rafforza il sistema nervoso. Le Serie Avanzate (Sthira Bhaga) vanno ancora più in profondità integrando grazia e stamina, agilità ed equilibrio, rendendo il corpo leggero, privo di tensioni e meno soggetto ad affaticamento.

Il primo approccio alla pratica avviene con le Lezioni Guidate di gruppo. Vengono sviluppati i fondamenti  della pratica e gli studenti sono guidati gradualmente, con spiegazioni e momenti di pausa, al respiro Ujjayi, ad un primo accenno ai Bandha (Mula e Uddiyana Parziale), e condotti attraverso i Saluti al Sole e le prime sei posture fondamentali dell'Ashtanga Yoga.; la classe finisce con le posture finali seguite dal rilassamento.
Seguendo lo stile di insegnamento di Guruji Jois , una volta acquisita questa sequenza parziale, lo studente è invitato a lavorare in lezioni individuali, dette Mysore Style: ogni studente segue la serie terminando la propria pratica nel punto indicato dall'insegnante, secondo il proprio ritmo, sempre sotto l’occhio vigile dell’Insegnante. Mano a mano che la pratica individuale acquisirà forza, resistenza e flessibilità verranno assegnate nuove Asana per proseguire il percorso nella sequenza. Mysore è anche lo stile migliore per imparare in quanto porta e mantiene l’attenzione al centro e all'interno piuttosto che all'esterno verso le distrazioni.

Una parte profonda della tradizione è il mantra d’apertura che dà inizio ad ogni pratica Ashtanga, in cui si rende onore a questa antica tradizione e a Patanjali. La pratica si chiude con il tradizionale mantra della pace (Shanti Mantra): l’energia che abbiamo creato durante la pratica è inviata a tutti gli esseri senzienti in forma di amore, luce e pace.

Ashtanga e Cicli Lunari
Sappiamo che la Luna condiziona le maree. Anche quelle dentro di noi, che siamo composti per tre quarti di acqua. Influenza anche la nostra pratica di Yoga. 
L'aspetto della luna ci segnala quando noi e la natura tutta siamo in fase di accumulo, di crescita ed espansione, di attività (luna crescente) e quando siamo in fase di riduzione, di selezione, eliminazione e depurazione, di raccoglimento e concentrazione (luna decrescente). L'energia prende due direzioni diverse, in alternanza. Esattamente come nel respiro. 

I momenti più forti sono ovviamente quelli di cambio di fase: la luna piena e la luna nuova, in cui le caratteristiche descritte raggiungono il picco massimo.
Sotto luna piena le forze sono amplificate, l'entusiasmo tende alla foga, la psiche è più irrequieta e distante dal corpo: può accadere di esagerare inavvertitamente e sollecitare eccessivamente muscoli e articolazioni. Sotto luna nuova l'energia viene dispersa più facilmente: siamo più deboli e meno inclini allo sforzo fisico. Sono momenti in cui si alza il rischio di infortunarsi, e per di più eventuali danni sono molto più lenti a risolversi.
La pratica costante dell’Ashtanga Yoga ci connette non solo per noi stessi, ma ci mette anche in giusto rapporto con l'ambiente e ci sincronizza con i ritmi naturali dell'universo.
E’ questo il motivo per cui, nella tradizione dell'Ashtanga, non si pratica in luna nuova e in luna piena.

Vinyasa
La parola sanscrita vinyasa, deriva da “vi”, che significa "andare", "movimento" e da “nyasa” che significa "luogo". Il termine descrive il concetto di “respiro coordinato con il movimento”. Tutte le posture sono collegate in una sequenza precisa e l’esecuzione di ogni asana  contiene un numero preciso di transizioni sincronizzate entra respirazione e movimento. 
Nel suo libro Yoga Mala, Sri K. Dettagli Pattabhi Jois prescrive che ogni asana inizi con lo studente in Samasthitih -postura in piedi, pronto a sincronizzare il movimento e la respirazione- e termini nella stessa posizione, con un numero esatto di transizioni sincronizzate, o vinyasa, nel mezzo.  
Questi principi sono introdotti dall'inizio del Surya Namaskara A, che comprende nove movimenti sincronizzati con la respirazione.




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