Respirazione Ujjayi
Il principio di
base del cosiddetto respiro vittorioso, è che l'aria entri ed esca dal corpo
attraverso il naso, mentre il suono non dovrebbe provenire dalle narici, bensì
dalla gola.
Questo si
ottiene chiudendo leggermente la glottide. E’ il passaggio dell’aria forzata
attraverso la glottide a produrre il suono ujjayi, un suono simile a quelle
delle onde del mare. La durata dei due atti respiratori dovrebbe essere uguale
(non dobbiamo infatti confondere questa tecnica con l’omonimo esercizio Ujjayi
pranayama). La corretta esecuzione di questa tecnica, riscalda e umidifica
l’aria che entra nei polmoni e rafforza il diaframma.
Si dice che gli
yogi possano sciogliere la neve usando la respirazione Ujjayi. In effetti questa tecnica produce calore ed
energia, una forza calma ma stabile che si sviluppa dentro il praticante
permettendogli di affrontare sfide potenzialmente impossibili a livello fisico
con estrema facilità.
Solo ad un
livello superficiale, i muscoli trasportano lo Yogi attraverso l’aria. Tuttavia
è il respiro che fornisce la necessaria prana (energia) all’esecuzione degli
asana. E’ per questo motivo che spesso l’Ashtanga è definito lo “Yoga del
Respiro”.
Bandha
Come
attraverso i due poli di una pila scorre l’energia, i bandha conducono il
respiro attraverso il corpo, lavorando contro la forza di gravità e ottenendo
leggerezza.
I Bandha sono
è uno dei paradossi che incontriamo nell’Ashtanga. Benché Bandha significhi
"blocco" o "sigillo", il risultato di attivare un bandha
è quello di far uscire l'energia nascosta della forza vitale (prana) e di
dirigere questo flusso pranico attraverso la rete di 72.000 nadi (canali
energetici) del corpo sottile. Imparare a controllare i bandha incrementa
il prana e dall'integrazione con il respiro ujjayi si realizza
un’alchimia interna. Quando questa alchimia funziona correttamente,
l'asana si svela dal corpo interno e il corpo esterno riflette ciò che è stato
creato all'interno.
Mula Bandha e Uddiyana Bandha sono le due
valvole più importanti nell’Ashtanga Yoga.
Mula Bandha è il bandha della radice (Mula
in sanscrito). Esso opera su tutto il ciclo respiratorio, ma soprattutto
alla fine della piena espirazione contraendo leggermente i muscoli dello
sfintere anale che spostano l'intera regione genitale, compreso il perineo,
verso l'interno e verso l'alto. Questa azione di sollevamento del
pavimento pelvico è responsabile del supporto interno degli organi digestivi
inferiori.
Uddiyana
Bandha: Questo è il più
dinamico dei bandha, e potrebbe essere tradotto come "volo verso
l'alto." Poiché bandha uddiyana si relaziona direttamente al
funzionamento del diaframma, svolge un ruolo cruciale nello sviluppo della
respirazione ujjayi. Durante l'espirazione, il diaframma si rilassa e si
sposta verso l'alto, verso i polmoni per espellere l’aria mentre i muscoli
intercostali interni tirano la gabbia toracica verso il basso per completare
l'azione. Il risultato è che la parete addominale si ritrae per contenere
e proteggere gli organi interni e la parte inferiore della schiena.
Questo controllo addominale fornisce una piattaforma, o base, per il prossimo respiro. Mentre il diaframma si flette verso il basso, i muscoli intercostali esterni sollevano la gabbia toracica, espandendo la regione del torace per consentire che i polmoni raggiungano la loro massima capacità di assorbire aria. Questa è l'azione fisica di Uddiyana bandha, che, una volta perfezionato, è anche un controllo sottile che si traduce in "immobilità" nel basso addome.
Questo controllo addominale fornisce una piattaforma, o base, per il prossimo respiro. Mentre il diaframma si flette verso il basso, i muscoli intercostali esterni sollevano la gabbia toracica, espandendo la regione del torace per consentire che i polmoni raggiungano la loro massima capacità di assorbire aria. Questa è l'azione fisica di Uddiyana bandha, che, una volta perfezionato, è anche un controllo sottile che si traduce in "immobilità" nel basso addome.
Mula Bandha è legato all’espirazione, Uddiyana
Bandha all’inspirazione. Entrambi i bandha rimangono quindi continuamente
attivati durante l’intera pratica. Ciò è molto difficile da ottenere (e in
effetti spesso ci si dimentica), specialmente all’inizio della pratica. Ecco
perché accorgersi di essersi dimenticati di attivare i bandha può essere
già considerato un successo! Con la pratica i bandha diventeranno un
accompagnamento costante della pratica.
Jalandhara
Bandha, chiusura del
mento, è il terzo bandha e viene attivato spontaneamente durante alcuni
asana a causa del drsti e della posizione della testa. Adho Mukkha Svanasana
è l’asana migliore per sperimentare questo bandha: per realizzare il
corretto Dṛṣṭi (l’imbelico in questo caso) è infatti necessario
comprimere il mento contro il petto.
Questo blocco impedisce
che l'energia pranica si disperda e trattiene ogni pressione che potrebbe
essersi accumulata in testa durante la ritenzione del respiro.
Dṛṣṭi
Dṛṣṭi è un termine sanscrito che nello
yoga significa “direzione dello sguardo”. Ogni asana contiene un punto di
osservazione specifico. Non si tratta però semplicemente di guardare il
punto indicato, ma di rivolgere la propria attenzione verso un punto “passando
per gli occhi” e di non permettere allo sguardo di disperdersi.
Esistono nove Dṛṣṭi:
- Nasagre (punta del naso)
- Bhrūmadhye (in mezzo alle sopracciglia, terzo occhio)
- Nābhicakre (ombelico)
- Angusthamadhye (pollice)
- Hastagrahe (mano)
- Padahayoragrai (alluce)
- Parsva Dṛṣṭi (orizzonte a destra)
- Parsva Dṛṣṭi (orizzonte a sinistra)
- Urdhva Dṛṣṭi / Antara Dṛṣṭi (verso l’ alto)
Attraverso la
disciplina imposta dal Dṛṣṭi, la mente è concentrata e gli studenti
imparano a guardare "verso l'interno".
Tristana
La vera
essenza del Vinyasa si realizza quando si raggiunge lo stato detto Tristana,
ossia l'unione dei tre principali
obiettivi di Ashtanga Yoga: la sincronizzazione avanzata di respiro e
movimento, Bandha e Dṛṣṭi.
Questa unione porta al
raggiungimento della dimensione spirituale nella pratica dell’ Ashtanga yoga.
“Lo Yoga é
ciò che non puoi vedere. I vigorosi movimenti dell’Ashtanga sono solo la
superficie esteriore di un viaggio spirituale interiore. Dietro la forza del
corpo, esiste un’energia, che é spirituale e che ci mantiene in vita. Per poter
accedere alla spiritualità, bisogna prima capire la fisicità. Il corpo è il
nostro tempio e in questo tempio si trova Atman – Dio." - Sri K. Patthabi Jois
Quando questa
unione fiorisce, una potente onda di fluidità ed eleganza emerge dalla pratica,
e l’alchimia risultante rivela le energie dei cinque elementi:
- Terra: mula bandha che produce base di sostegno, stabilità e resistenza.
- Acqua: la fluidità del Vinyasa che produce sudore.
- Aria: La respirazione Ujjayi e i bandha che forniscono l'agilità.
- Fuoco: Agni, il fuoco purificatore prodotto dalla pratica.
- Etere: il sottile prana onnipervadente
Tristana si ottiene attraverso la pratica
costante : solo così si ottiene la familiarità necessaria per eseguire
transizioni e posture in forma sottile, naturale ed elegante.
Conclusione
La
caratteristica che davvero distingue l'Ashtanga Yoga dalle altre varianti
praticate oggi è il suo sistema unico di movimento eseguito in sequenze di
posture (asana), che generando calore produce sudore. Il sudore depura,
purifica e libera le tossine trattenute negli strati adiposi del corpo.
Mano a mano che
si approfondisce la pratica, anche le tossine trattenute negli strati più
profondi del tessuto muscolare e degli organi interni vengono rilasciate. Ciò
aiuta a mantenere un corpo sano, tonico e flessibile.
Il potere del respiro è la chiave di questo sistema e perciò non va sottostimato.
Il potere del respiro è la chiave di questo sistema e perciò non va sottostimato.
L’applicazione
delle tecniche di respiro, dei bandha e del Dṛṣṭi dà origine agli aspetti fisici e
meditativi propri dell’Ashtanga.
Il respiro
energizza, calma e aiuta a meditare. Il suo suono e il suo ritmo sono molto
poderosi e permettono alla mente di ritrarsi in se stessa e, al contempo, di
unirsi al corpo.
La pratica stessa diventa quindi una meditazione in movimento, anche se questo è vero quando tutti gli aspetti della disciplina si fondono in armonia .
E' essenziale non perdere di vista l'essenza dello Yoga, l’essenza dell’Ashtanga: un cammino fatto di otto passi.
La pratica stessa diventa quindi una meditazione in movimento, anche se questo è vero quando tutti gli aspetti della disciplina si fondono in armonia .
E' essenziale non perdere di vista l'essenza dello Yoga, l’essenza dell’Ashtanga: un cammino fatto di otto passi.
In Occidente la
pratica dello Yoga si concentra sulle posture (asana) e non considera i
principali aspetti che differenziano lo Yoga dalla comune educazione fisica. E’
attraverso gli otto passi del Raja Yoga che noi praticanti occidentali possono
beneficiare come individui e come società degli aspetti più fecondi della millenaria
tradizione Indiana.
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