lunedì 1 maggio 2017

Ashtanga Yoga secondo Patañjali: parte prima

Gli Yoga Sutra di Patañjali sono un manuale tecnico e scientifico  che presenta lo Yoga come disciplina psico-fisica.
Negli Yoga Sutra Patañjali offre al praticante sincero una “ricetta” per distruggere le impurità e raggiungere la perfetta saggezza che conduce al Samadhi.
Questa “ricetta” sono gli 8 rami, o braccia, dello Yoga:
  •       Yama: le astinenze (in relazione con il prossimo)
  •       Niyama: le osservaze (in relazione con se stessi)
  •       Asana: posture
  •       Prāṇāyāma: il controllo dell’energia vitale (prana)
  •       Pratyāhāra: l’interiorizzazione dei sensi
  •       Dhāraṇā: la concentrazione
  •       Dhyāna: la meditazione
  •       Samādhi: la coscienza profonda ‘raccolta’


L’ordine presentato non è casuale.
Yama e Niyama sono al primo posto perché sono la base su cui poggia tutto il lavoro di ricerca dello Yoga. Essi rappresentano i 10 comandamenti dello Yogi sincero. Gli Asana seguono immediatamente Yama e Niyama perché attraverso essi la persona si equilibra e si rafforza in modo da poter affrontare preparata il Prāṇāyāma. Quando si acquisisce il controllo sull’energia sottile, si accede facilmente al Pratyāhāra.
Solo attraverso l’interiorizzazione dei sensi si possono affrontare le pratiche meditative.  Dalla concentrazione (Dharana) si può giungere alla meditazione (dhyana) ed infine dalla meditazione al Samadhi, o fusione nel Divino.
Tuttavia le otto braccia si compenetrano. Infatti quando eseguiamo gli Asana normalmente abbiniamo un ritmo respiratorio o un tipo di respirazione, quindi Asana e Pranayama si eseguono di norma insieme. Durante la pratica si raggiunge uno stato di ritiro dei sensi (pratyāhāra) e di concentrazione (dhāraṇā).

YAMA E NIYAMA

Gli Yama rappresentano il codice etico dello Yoga. Lo scopo principale di questo codice etico è di eliminare tutti i disturbi mentali ed emotivi che caratterizzano la vita dell’essere umano ordinario. Odio, disonestà, disprezzo, sensualità, possessività, sono alcuni tra i vizi più comuni dell’uomo e finché esso sarà soggetto a questi vizi la sua mente resterà preda di disturbi violenti. Finché tali turbe rimangono, è perfettamente inutile intraprendere lo Yoga più elevato.
Mentre gli Yama sono pratiche di tipo morale, le pratiche del Niyama sono di tipo disciplinare e costruttivo. Essi mirano  ad organizzare la vita in modo proprio. Con i Niyama siamo infatti in grado di affrontare e dissolvere definitivamente le tendenze Karmiche che interferiscono con l’impegno evolutivo del Sadhaka (colui che segue una determinata pratica, sadhana).
Approfondirò i concetti di Yama e Niyama nei prossimi blog.

ASANA

Asana: stato psicofisico che si realizza immobilizzando il corpo e la mente con l'aiuto fondamentale del respiro.
Il praticante si osserva e registra le proprie sensazioni che possono essere piacevoli o sgradevoli come la tensione, il dolore, il caldo, il freddo, percepisce il proprio corpo e la sua energia, prova tutto questo come se stesse guardando un altro, con distacco. Senza consapevolezza, la pratica degli asana è indistinguibile da un mero esercizio fisico in palestra.
L'asana ha effetto sul corpo e sulla mente ma la mente a sua volta, tramite introspezione, rilassamento e la concentrazione agisce
indirettamente sul corpo fisico. Esiste sempre una stretta connessione tra mente e corpo.
L'azione terapeutica dell'asana e' dovuta alla posizione statica del corpo unita ad una corretta respirazione ed ad un corretto
atteggiamento mentale. Corpo, mente e respiro vengono posti in un determinato atteggiamento da provocare uno stato di benessere totale. Attraverso una pratica costante l'intero organismo viene vitalizzato, stimolato e riequilibrato.

PRANAYAMA

Prana significa energia vitale, la cui manifestazione grossolana è il respiro, ayama controllo - padronanza.
Pranayama è quindi il controllo cosciente del prana (la vibrazione o energia che attiva e sostiene la vita del corpo), è la scienza del respiro.  La pratica yoga del pranayama è la via diretta per disinnestare consciamente la mente dalle funzioni vitali e dalle percezioni sensorie  che legano l' uomo alla coscienza del corpo. 
Secondo Patanjali il pranayama consiste nella sospensione, per periodi di tempo determinati, sia del processo inspiratorio che quello espiratorio allo scopo di aumentare la quantità di prana all' interno del corpo. L'essere umano ha la possibilità di aumentare il bagaglio pranico nel suo corpo soprattutto attraverso la respirazione. 


PRATYAHARA

Per Pratyahara si intende l’interiorizzazione dei sensi e della mente.
E' la capacità di isolare la mente da qualsiasi stimolo sensoriale esterno e metterla in condizione di rivolgere tutta l'attenzione all'interno.


Le cinque membra fin qui descritte sono considerate mezzi esterni di realizzazione. E così si giunge alle successive tre membra considerate mezzi interni-sottili per giungere alla realizzazione del Samadhi, l' unione tra il Sè individuale con il Sè universale.

Questa seconda parte viene comunemente considerata Raja Yoga

DHARANA

Dharana significa concentrazione, la capacità di portare la mente su un solo punto o argomento induce la
mente a placare il suo flusso continuo, causa di insoddisfazioni e infelicità.


DHYANA

Dhyana è la meditazione. La mente che contempla un oggetto si trasforma nella forma dell'oggetto stesso, questo stato e definito meditazione. Una volta raggiunto questo stadio il praticante ha unito corpo, sensi, respiro, mente e l'io in oggetto di contemplazione, nessun'altra sensazione lo tocca.

SAMADHI

Samadhi significa “mettere insieme”. E’ il termine che descrive l'unione del meditante con l'oggetto della meditazione.
Al culmine della meditazione il praticante passa nello stato di Samadhi, in unione, in assorbimento totale nello spirito.
In questo stato lo yogi è completamente sveglio e vigile ma riposa come se fosse addormentato, scompare il senso dell' IO o del MIO poiché perviene ad uno stato senza tempo.


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