L’Ashtanga Vinyasa Yoga è un percorso fisico e mentale che aiuta ogni individuo a migliorare la propria condizione psicofisica, raggiungendo, stadio dopo stadio, la beatitudine.
Il primo beneficio dell’Ashtanga Yoga è il benessere fisico: attraverso il controllo del respiro e i movimenti, lo yoga garantisce un’innegabile azione terapeutica. Gli esercizi di yoga rispettano il naturale allineamento del fisico, riportando il giusto equilibrio in ogni zona del corpo.
Gli Asana e la respirazione agiscono inoltre a livello dei muscoli e delle articolazioni, migliorano la circolazione sanguigna influendo positivamente sulle funzionalità vitali e gli organi interni, con una particolare attenzione alla colonna vertebrale.
Essi agiscono profondamente sul tessuto osseo articolare, sull'apparato respiratorio, digestivo e nervoso, realizzando nel complesso una funzione di prevenzione e regolazione, che con la pratica regolare offrono effetti a lungo termine.
Con l’Ashtanga Yoga inoltre migliora la mobilità muscolare, la colonna vertebrale si fortifica ed in generale si nota un aumento della forza e della resistenza alla fatica. Lo yoga è inoltre particolarmente indicato a chi voglia perdere peso.
Nell’Ashtanga Yoga, asana e respirazione rilassano corpo e mente.
Il secondo beneficio dell’Ashtanga Yoga è il rilassamento mentale: sempre più persone si stanno rivolgendo alle tecniche di yoga per fronteggiare la frenesia dei tempi moderni. Lo yoga, infatti, insegna a concentrarsi, a ridurre l’accavallamento dei pensieri e a riposare la mente, nel silenzio.
La pratica regolare dell’Ashtanga Yoga riduce l’iperattività nervosa, neutralizza lo stress e gli scompensi che ne derivano, aumenta l’energia e la capacità di recupero, combatte l’ansia e la depressione. La respirazione, fondamentale per il benessere fisico, è un aspetto chiave anche nel processo mentale delle emozioni e della sensazione di rilassamento.
Il terzo beneficio dell’Ashtanga Yoga è la spiritualità: lo yoga ed i suoi principi rappresentano una vera e propria filosofia di vita. L'Ashtanga Yoga sviluppa mente, corpo e spirito
Attraverso la corretta postura e la respirazione, il corpo e la mente sono pervasi da una rinnovata energia.
Questa condizione psico fisica di equilibrio e appagamento, consente ad ogni individuo di ritrovare la propria etica e la propria spiritualità. Attraverso le posizioni dell'Ashtanga ogni individuo si sente in comunione con le piante, gli animali e gli oggetti inanimati.
La meditazione ed il silenzio consentono di ritrovare tempo ed energie perdute. La pace interiore è la più naturale conseguenza di un corpo sano e una mente fresca e riposata.
In questo blog cercherò di presentare gli argomenti che più mi hanno interessato nel mio percorso di ricerca spirituale nell'ambito del Buddhismo e nella mia formazione di insegnante di Yoga.
giovedì 20 febbraio 2020
mercoledì 15 gennaio 2020
Ashtanga Vinyasa Yoga secondo l’insegnamento tradizionale di Sri Krishna Pattabhi Jois. Parte Terza: Ujjayi, Bandha e Dṛṣṭi.
Respirazione Ujjayi
Il principio di
base del cosiddetto respiro vittorioso, è che l'aria entri ed esca dal corpo
attraverso il naso, mentre il suono non dovrebbe provenire dalle narici, bensì
dalla gola.
Questo si
ottiene chiudendo leggermente la glottide. E’ il passaggio dell’aria forzata
attraverso la glottide a produrre il suono ujjayi, un suono simile a quelle
delle onde del mare. La durata dei due atti respiratori dovrebbe essere uguale
(non dobbiamo infatti confondere questa tecnica con l’omonimo esercizio Ujjayi
pranayama). La corretta esecuzione di questa tecnica, riscalda e umidifica
l’aria che entra nei polmoni e rafforza il diaframma.
Si dice che gli
yogi possano sciogliere la neve usando la respirazione Ujjayi. In effetti questa tecnica produce calore ed
energia, una forza calma ma stabile che si sviluppa dentro il praticante
permettendogli di affrontare sfide potenzialmente impossibili a livello fisico
con estrema facilità.
Solo ad un
livello superficiale, i muscoli trasportano lo Yogi attraverso l’aria. Tuttavia
è il respiro che fornisce la necessaria prana (energia) all’esecuzione degli
asana. E’ per questo motivo che spesso l’Ashtanga è definito lo “Yoga del
Respiro”.
Bandha
Come
attraverso i due poli di una pila scorre l’energia, i bandha conducono il
respiro attraverso il corpo, lavorando contro la forza di gravità e ottenendo
leggerezza.
I Bandha sono
è uno dei paradossi che incontriamo nell’Ashtanga. Benché Bandha significhi
"blocco" o "sigillo", il risultato di attivare un bandha
è quello di far uscire l'energia nascosta della forza vitale (prana) e di
dirigere questo flusso pranico attraverso la rete di 72.000 nadi (canali
energetici) del corpo sottile. Imparare a controllare i bandha incrementa
il prana e dall'integrazione con il respiro ujjayi si realizza
un’alchimia interna. Quando questa alchimia funziona correttamente,
l'asana si svela dal corpo interno e il corpo esterno riflette ciò che è stato
creato all'interno.
Mula Bandha e Uddiyana Bandha sono le due
valvole più importanti nell’Ashtanga Yoga.
Mula Bandha è il bandha della radice (Mula
in sanscrito). Esso opera su tutto il ciclo respiratorio, ma soprattutto
alla fine della piena espirazione contraendo leggermente i muscoli dello
sfintere anale che spostano l'intera regione genitale, compreso il perineo,
verso l'interno e verso l'alto. Questa azione di sollevamento del
pavimento pelvico è responsabile del supporto interno degli organi digestivi
inferiori.
Uddiyana
Bandha: Questo è il più
dinamico dei bandha, e potrebbe essere tradotto come "volo verso
l'alto." Poiché bandha uddiyana si relaziona direttamente al
funzionamento del diaframma, svolge un ruolo cruciale nello sviluppo della
respirazione ujjayi. Durante l'espirazione, il diaframma si rilassa e si
sposta verso l'alto, verso i polmoni per espellere l’aria mentre i muscoli
intercostali interni tirano la gabbia toracica verso il basso per completare
l'azione. Il risultato è che la parete addominale si ritrae per contenere
e proteggere gli organi interni e la parte inferiore della schiena.
Questo controllo addominale fornisce una piattaforma, o base, per il prossimo respiro. Mentre il diaframma si flette verso il basso, i muscoli intercostali esterni sollevano la gabbia toracica, espandendo la regione del torace per consentire che i polmoni raggiungano la loro massima capacità di assorbire aria. Questa è l'azione fisica di Uddiyana bandha, che, una volta perfezionato, è anche un controllo sottile che si traduce in "immobilità" nel basso addome.
Questo controllo addominale fornisce una piattaforma, o base, per il prossimo respiro. Mentre il diaframma si flette verso il basso, i muscoli intercostali esterni sollevano la gabbia toracica, espandendo la regione del torace per consentire che i polmoni raggiungano la loro massima capacità di assorbire aria. Questa è l'azione fisica di Uddiyana bandha, che, una volta perfezionato, è anche un controllo sottile che si traduce in "immobilità" nel basso addome.
Mula Bandha è legato all’espirazione, Uddiyana
Bandha all’inspirazione. Entrambi i bandha rimangono quindi continuamente
attivati durante l’intera pratica. Ciò è molto difficile da ottenere (e in
effetti spesso ci si dimentica), specialmente all’inizio della pratica. Ecco
perché accorgersi di essersi dimenticati di attivare i bandha può essere
già considerato un successo! Con la pratica i bandha diventeranno un
accompagnamento costante della pratica.
Jalandhara
Bandha, chiusura del
mento, è il terzo bandha e viene attivato spontaneamente durante alcuni
asana a causa del drsti e della posizione della testa. Adho Mukkha Svanasana
è l’asana migliore per sperimentare questo bandha: per realizzare il
corretto Dṛṣṭi (l’imbelico in questo caso) è infatti necessario
comprimere il mento contro il petto.
Questo blocco impedisce
che l'energia pranica si disperda e trattiene ogni pressione che potrebbe
essersi accumulata in testa durante la ritenzione del respiro.
Dṛṣṭi
Dṛṣṭi è un termine sanscrito che nello
yoga significa “direzione dello sguardo”. Ogni asana contiene un punto di
osservazione specifico. Non si tratta però semplicemente di guardare il
punto indicato, ma di rivolgere la propria attenzione verso un punto “passando
per gli occhi” e di non permettere allo sguardo di disperdersi.
Esistono nove Dṛṣṭi:
- Nasagre (punta del naso)
- Bhrūmadhye (in mezzo alle sopracciglia, terzo occhio)
- Nābhicakre (ombelico)
- Angusthamadhye (pollice)
- Hastagrahe (mano)
- Padahayoragrai (alluce)
- Parsva Dṛṣṭi (orizzonte a destra)
- Parsva Dṛṣṭi (orizzonte a sinistra)
- Urdhva Dṛṣṭi / Antara Dṛṣṭi (verso l’ alto)
Attraverso la
disciplina imposta dal Dṛṣṭi, la mente è concentrata e gli studenti
imparano a guardare "verso l'interno".
Tristana
La vera
essenza del Vinyasa si realizza quando si raggiunge lo stato detto Tristana,
ossia l'unione dei tre principali
obiettivi di Ashtanga Yoga: la sincronizzazione avanzata di respiro e
movimento, Bandha e Dṛṣṭi.
Questa unione porta al
raggiungimento della dimensione spirituale nella pratica dell’ Ashtanga yoga.
“Lo Yoga é
ciò che non puoi vedere. I vigorosi movimenti dell’Ashtanga sono solo la
superficie esteriore di un viaggio spirituale interiore. Dietro la forza del
corpo, esiste un’energia, che é spirituale e che ci mantiene in vita. Per poter
accedere alla spiritualità, bisogna prima capire la fisicità. Il corpo è il
nostro tempio e in questo tempio si trova Atman – Dio." - Sri K. Patthabi Jois
Quando questa
unione fiorisce, una potente onda di fluidità ed eleganza emerge dalla pratica,
e l’alchimia risultante rivela le energie dei cinque elementi:
- Terra: mula bandha che produce base di sostegno, stabilità e resistenza.
- Acqua: la fluidità del Vinyasa che produce sudore.
- Aria: La respirazione Ujjayi e i bandha che forniscono l'agilità.
- Fuoco: Agni, il fuoco purificatore prodotto dalla pratica.
- Etere: il sottile prana onnipervadente
Tristana si ottiene attraverso la pratica
costante : solo così si ottiene la familiarità necessaria per eseguire
transizioni e posture in forma sottile, naturale ed elegante.
Conclusione
La
caratteristica che davvero distingue l'Ashtanga Yoga dalle altre varianti
praticate oggi è il suo sistema unico di movimento eseguito in sequenze di
posture (asana), che generando calore produce sudore. Il sudore depura,
purifica e libera le tossine trattenute negli strati adiposi del corpo.
Mano a mano che
si approfondisce la pratica, anche le tossine trattenute negli strati più
profondi del tessuto muscolare e degli organi interni vengono rilasciate. Ciò
aiuta a mantenere un corpo sano, tonico e flessibile.
Il potere del respiro è la chiave di questo sistema e perciò non va sottostimato.
Il potere del respiro è la chiave di questo sistema e perciò non va sottostimato.
L’applicazione
delle tecniche di respiro, dei bandha e del Dṛṣṭi dà origine agli aspetti fisici e
meditativi propri dell’Ashtanga.
Il respiro
energizza, calma e aiuta a meditare. Il suo suono e il suo ritmo sono molto
poderosi e permettono alla mente di ritrarsi in se stessa e, al contempo, di
unirsi al corpo.
La pratica stessa diventa quindi una meditazione in movimento, anche se questo è vero quando tutti gli aspetti della disciplina si fondono in armonia .
E' essenziale non perdere di vista l'essenza dello Yoga, l’essenza dell’Ashtanga: un cammino fatto di otto passi.
La pratica stessa diventa quindi una meditazione in movimento, anche se questo è vero quando tutti gli aspetti della disciplina si fondono in armonia .
E' essenziale non perdere di vista l'essenza dello Yoga, l’essenza dell’Ashtanga: un cammino fatto di otto passi.
In Occidente la
pratica dello Yoga si concentra sulle posture (asana) e non considera i
principali aspetti che differenziano lo Yoga dalla comune educazione fisica. E’
attraverso gli otto passi del Raja Yoga che noi praticanti occidentali possono
beneficiare come individui e come società degli aspetti più fecondi della millenaria
tradizione Indiana.
martedì 14 gennaio 2020
Ashtanga Vinyasa Yoga secondo l’insegnamento tradizionale di Sri Krishna Pattabhi Jois. Parte Seconda: la Pratica.
La
pratica
Le posture prescritte
nell’Ashtanga Vinyasa e l'ordine in cui vengono eseguite, sono specificamente
progettate per generare un progressivo aumento del calore, della forza e della
flessibilità del corpo. Le posture si integrano tra loro per promuovere un
preciso equilibrio tra l'allungamento e il rafforzamento fisico e sono un
esercizio completo per il corpo, la mente e lo spirito.
Nell’Ashtanga Yoga ci sono tre gruppi (o livelli) di sequenze, ciascuna con
caratteristiche proprie ma tutte finalizzate ad integrare in modo armonico
forza e flessibilità, stabilità e leggerezza.
La Prima
Serie è chiamata Yoga Cikitsā. Yoga Cikitsā significa Yoga Terapia e,
in effetti, disintossica ed allinea il corpo eliminando tutte le asimmetrie. Si
tratta di circa 75 posizioni, la cui
esecuzione richiede circa 90 minuti; si inizia con le due varianti del Saluto al sole
(Surya Namaskara A e B) per poi
passare alle posture in piedi, quelle sedute e le posture finali
La Serie
Intermedia (Nadi Shodhana, ossia pulizia delle Nadi) purifica e
rafforza il sistema nervoso. Le Serie Avanzate (Sthira Bhaga)
vanno ancora più in profondità integrando grazia e stamina, agilità ed
equilibrio, rendendo il corpo leggero, privo di tensioni e meno soggetto ad
affaticamento.
Il primo
approccio alla pratica avviene con le Lezioni Guidate di gruppo. Vengono
sviluppati i fondamenti della pratica e
gli studenti sono guidati gradualmente, con spiegazioni e momenti di pausa, al
respiro Ujjayi, ad un primo accenno ai Bandha (Mula e Uddiyana Parziale), e condotti
attraverso i Saluti al Sole e le prime sei posture fondamentali dell'Ashtanga
Yoga.; la classe finisce con le posture finali seguite dal rilassamento.
Seguendo lo
stile di insegnamento di Guruji Jois , una volta acquisita questa
sequenza parziale, lo studente è invitato a lavorare in lezioni individuali,
dette Mysore Style: ogni studente segue la serie terminando la propria
pratica nel punto indicato dall'insegnante, secondo il proprio ritmo, sempre
sotto l’occhio vigile dell’Insegnante. Mano a mano che la pratica individuale
acquisirà forza, resistenza e flessibilità verranno assegnate nuove Asana per
proseguire il percorso nella sequenza. Mysore è anche lo stile migliore
per imparare in quanto porta e mantiene l’attenzione al centro e all'interno
piuttosto che all'esterno verso le distrazioni.
Una parte
profonda della tradizione è il mantra d’apertura che dà inizio ad ogni
pratica Ashtanga, in cui si rende onore a questa antica tradizione e a
Patanjali. La pratica si chiude con il tradizionale mantra della pace
(Shanti Mantra): l’energia che abbiamo creato durante la pratica è inviata
a tutti gli esseri senzienti in forma di amore, luce e pace.
Ashtanga
e Cicli Lunari
Sappiamo che la
Luna condiziona le maree. Anche quelle dentro di noi, che siamo composti per
tre quarti di acqua. Influenza anche la nostra pratica di Yoga.
L'aspetto della luna ci segnala quando noi e la natura tutta siamo in fase di
accumulo, di crescita ed espansione, di attività (luna crescente) e quando
siamo in fase di riduzione, di selezione, eliminazione e depurazione, di
raccoglimento e concentrazione (luna decrescente). L'energia prende due
direzioni diverse, in alternanza. Esattamente come nel respiro.
I momenti più forti sono ovviamente quelli di cambio di fase: la luna piena e la luna nuova, in cui le caratteristiche descritte raggiungono il picco massimo.
I momenti più forti sono ovviamente quelli di cambio di fase: la luna piena e la luna nuova, in cui le caratteristiche descritte raggiungono il picco massimo.
Sotto luna
piena le forze sono amplificate, l'entusiasmo tende alla foga, la psiche è più
irrequieta e distante dal corpo: può accadere di esagerare inavvertitamente e
sollecitare eccessivamente muscoli e articolazioni. Sotto luna nuova l'energia
viene dispersa più facilmente: siamo più deboli e meno inclini allo sforzo
fisico. Sono momenti in cui si alza il rischio di infortunarsi, e per di più
eventuali danni sono molto più lenti a risolversi.
La pratica
costante dell’Ashtanga Yoga ci connette non solo per noi stessi, ma ci mette
anche in giusto rapporto con l'ambiente e ci sincronizza con i ritmi naturali
dell'universo.
E’ questo il
motivo per cui, nella tradizione dell'Ashtanga, non si pratica in luna nuova e
in luna piena.
Vinyasa
La parola
sanscrita vinyasa, deriva da “vi”, che significa
"andare", "movimento" e da “nyasa” che significa
"luogo". Il termine descrive il concetto di “respiro coordinato con
il movimento”. Tutte le posture sono collegate in una sequenza precisa e l’esecuzione
di ogni asana contiene un numero preciso
di transizioni sincronizzate entra respirazione e movimento.
Nel suo libro
Yoga Mala, Sri K. Dettagli Pattabhi Jois prescrive che ogni asana inizi
con lo studente in Samasthitih -postura in piedi, pronto a sincronizzare il
movimento e la respirazione- e termini nella stessa posizione, con un numero
esatto di transizioni sincronizzate, o vinyasa, nel mezzo.
Questi principi
sono introdotti dall'inizio del Surya Namaskara A, che comprende nove movimenti
sincronizzati con la respirazione.
lunedì 13 gennaio 2020
Ashtanga Vinyasa Yoga secondo l’insegnamento tradizionale di Sri Krishna Pattabhi Jois. Parte Prima: le origini.
“Praticando
i rami dello yoga, si distruggono le impurità, sorge la luce di una nuova
conoscenza che culmina nella consapevolezza discriminante (viveka-khyati) di
ciò che è. Gli otto rami dello yoga sono: il rispetto per gli altri,
l'autocontrollo, la postura, controllo del respiro, il distacco dei sensi,
concentrazione, meditazione e contemplazione.” -Patanjali (Yoga Sutra, II, 28-29)
Che cos'è
l’Ashtanga Vinyasa Yoga?
Ashtanga
Vinyasa Yoga (noto più semplicemente
come "Ashtanga") come insegnato secondo la tradizione di Sri K.
Pattabhi Jois, è una disciplina yogica che si sviluppa attraverso una
concatenazione di asana (posture) collegate tra loro dal sistema del Vinyasa,
coordinazione tra respiro e movimento; si determinano così delle vere e proprie
sequenze di asana, dettagliate e precise.
Questi asana
sono eseguiti congiuntamente ad una serie di sigilli energetici (Bandha), un
particolare tipo di respirazione (Ujjayi) e una particolare direzione dello
sguardo in ogni asana (Dṛṣṭi ). La combinazione di tutte queste tecniche (Tristana)
comporta la generazione di calore che tonifica, depura e conduce ad un
approccio fluido e dinamico allo yoga.
Il termine Ashtanga
significa letteralmente "otto passi" in sanscrito. Questo stile
di yoga prende il nome dall’”ottuplice sentiero” delineato da Patanjali negli
Yoga Sutra.
E' una
disciplina antica e potente per coltivare la salute fisico-mentale e l'evoluzione
spirituale. La sua pratica costante conduce ad un’ esperienza più profonda del Sé.
Le
origini di Ashtanga Vinyasa Yoga
Le origini di
Ashtanga Vinyasa Yoga si perdono nei miti e nelle leggende. Si ritiene che
questo particolare sistema di yoga sia nato migliaia di anni fa. Tuttavia la
sua "riscoperta" moderna risale a solo 75 anni fa grazie agli studi
di Tirumlai Sri Krishnamacharya (1888-1989) e Sri Krishna Pattabhi Jois (1915-2009).
Krishnamacharya è stato uno degli insegnanti di Yoga più importanti del
ventesimo secolo. E ' stato il fondatore e direttore della Scuola di Yoga
di Mysore, India, istituito nel palazzo del Maharaja di Mysore. Tra i suoi studenti basti nominare il figlio TKV Desikachar , BKS Iyengar e lo
stesso Sri Krishna Pattabhi Jois (Tre dei “mostri sacri” dello Yoga
contemporaneo).
Si dice che
durante una visita alla Biblioteca Nazionale di Calcutta in India,
Krishnamacharya si sia imbattuto in un antico testo, lo Yoga Korunta, scritto
da Rishi Vamana in un periodo tra 1500 e 5000 anni fa. Questo testo descriveva non solo i diversi Asana, ma anche l’esatto
ordine e il modo in cui le posture dovevano essere eseguite.
Di questo
antico testo, scritto su foglie di banano, si sono perse però le tracce, tanto
che molti credono che questa storia sia apocrifa. Secondo Jois tuttavia, l’insegnamento
di Krishnamacharya è stato influenzato anche dall'Hatha Yoga Pradipika, gli
Yoga Sutra e la Bhagavad Gita.
Quando
Krishnamacharya lasciò Mysore, affidò la trasmissione dello yoga tradizionale
al suo allievo più grande, Sri K. Pattabhi Jois.
Jois, considerato il vero Guru dell’Ashtanga, ha perfezionato
questo sistema, chiamandolo Ashtanga Yoga perché, secondo lui, è la
rappresentazione più completa delle otto rami (Ashtanga in sanscrito) del Raja
Yoga.
Sarà Pattabhi
Jois a scrivere il primo libro sul sistema della pratica. Lo Yoga Mala fu
scritto tra il 1958 e il 1960. "Mala" significa ghirlanda e si
referisce all’Ashtanga Yoga come le perle del respiro e del movimento,
allineate lungo la ghirlanda.
Il primo
occidentale a incontrare Jois e a far conoscere l’Ashtanga in Occidente è stato il belga André van
Lysbeth nel 1964.
L’Ashtanga
Vinyasa Yoga è stato portato negli Stati Uniti negli anni '70 da un trio di
giovani che sono andati a India in cerca dell’autentica pratica Yoga: Norman
Allen, Davis Williams e Nancy Gilgoff.
Da allora molte
persone hanno adottato la pratica dell’Ashtanga Vinyasa Yoga e si è sviluppato
un intenso pellegrinaggio a Mysore, presso l’Ashtanga Yoga Research Institute,
per sperimentare personalmente gli insegnamenti del Guru.
In Italia ed
Europa, l’Ashtanga si è diffuso grazie al lavoro di Lino Miele, allievo devoto
di Pattabhi Jois, fondatore direttore dell’Ashtanga Yoga Research Institute
di Roma in cui anche io ho l’onore di pratica.
Al di là della
possibile natura apocrifa delle sue origini, molti praticanti credono che lo
stile dell’Ashtanga Yoga proposto da Jois rappresenti il sistema Yoga più
completo e originale. Molti, me compreso, credono che Ashtanga Vinyasa Yoga
rappresenti la pratica classica dello Yoga, come specificato da Patanjali nei
suoi famosi Yoga Sutra.
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